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Incontinenza fecale

Cos’è l’incontinenza fecale

Il termine incontinenza fecale si riferisce alla difficoltà nel controllare la fuoriuscita di feci solide, feci liquide o gas. Le caratteristiche e la frequenza delle perdite si associano a diverse tipologie di incontinenza e a diversi livelli di gravità della malattia.

È un disturbo diffuso, ma chi ne soffre spesso non ne parla con nessuno per imbarazzo e vergogna. Le persone affette da questa malattia tendono inoltre a limitare le attività fuori casa e le relazioni interpersonali, con conseguenze su autostima e fiducia in se stessi.

È quindi importante superare la vergogna e rivolgersi appena possibile a un centro specializzato. La visita proctologica è infatti essenziale per una corretta diagnosi e per identificare la terapia più appropriata.

Presso il Centro Proctologico Clinica Tarabini troverai l’esperienza e la professionalità di medici specializzati, che si avvalgono di attrezzature diagnostiche e chirurgiche all’avanguardia.

Incontinenza fecale: sintomi e cause

Attraverso l’anamnesi e un’accurata valutazione dei sintomi lo specialista può identificare le cause alla base del disturbo.

Sintomi

I sintomi più frequenti di incontinenza fecale sono:

  • perdita involontaria di feci solide, feci liquide e gas intestinale
  • difficoltà nel percepire lo stimolo a evacuare oppure percezione dello stimolo associata all’incapacità di rinviare l’evacuazione.
  • gonfiore addominale.

In base ai sintomi è inoltre possibile distinguere tra incontinenza da urgenza o attiva, incontinenza passiva, incontinenza da sforzo e incontinenza ostruttiva.

  • incontinenza da urgenza o attiva: stimolo a defecare improvviso e intenso che spesso non permette di raggiungere i servizi igienici.
  • incontinenza passiva: difficoltà a percepire lo stimolo a defecare con conseguente perdita di feci.
  • incontinenza da sforzo: si verifica quando si starnutisce, si tossisce o quando ci si sottopone a sforzi fisici intensi.
  • incontinenza da rigurgito o ostruttiva: causata da un’ostruzione del colon per feci bloccate che rendono difficoltoso il passaggio di altro materiale fecale.

Cause

L’incontinenza fecale può dipendere da più cause. La continenza anale è infatti il risultato della sinergia tra diversi fattori e coinvolge le seguenti strutture anatomiche e funzioni corporee:

  • muscoli sfinteri
  • muscolo elevatore dell’ano
  • canale anorettale
  • funzioni neurologiche
  • cuscinetti emorroidari

 

Sia negli uomini che nelle donne, l’età avanzata provoca l’indebolimento e la perdita di elasticità delle componenti anatomiche coinvolte nel meccanismo della continenza.

Nelle giovani donne, una delle cause più frequenti di incontinenza fecale è associata a lesioni ostetriche o alterazioni del pavimento pelvico conseguenti al parto. Negli uomini, invece, l’incontinenza anale può manifestarsi anche in giovane età come conseguenza di interventi chirurgici nella zona ano-rettale.

Proprio per la molteplicità di fattori da valutare, lo specialista potrà abbinare alla visita proctologica alcuni esami strumentali, come la manometria anorettale e l’ecografia transanale.

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Incontinenza fecale: diagnosi

Il trattamento dell’incontinenza fecale deve quindi partire da una diagnosi accurata e dall’analisi di molteplici aspetti.

Considerando lo stato di salute generale del paziente, lo specialista potrà formulare una prima diagnosi in base alla tipologia e alla frequenza delle perdite.

Il medico potrà poi verificare il funzionamento dei muscoli sfinteri ed eventuali malattie concomitanti tramite la manometria anorettale. Infine, con l’ecografia transanale potrà valutare anche l’anatomia e il funzionamento del pavimento pelvico. Quest’ultimo esame è fondamentale nelle pazienti con una storia di parti vaginali e più in generale nei pazienti che hanno subito precedenti interventi chirurgici nella zona anorettale.

Dopo la visita proctologica e gli esami strumentali, il medico identificherà il trattamento e l’iter terapeutico più appropriato.

Incontinenza fecale: rimedi e terapie conservative

Nei casi di incontinenza fecale di lieve entità, il trattamento medico è spesso conservativo e può includere:

  • Terapie farmacologiche

    Le terapie farmacologiche mirano a migliorare la consistenza fecale, evitando la formazione di feci troppo liquide che risultano più difficili da trattenere. L’assunzione di questi farmaci può tuttavia comportare effetti collaterali come stitichezza, mal di testa, nausea, vomito e flatulenza.

  • Tamponi anali

    I tamponi o tappi anali sono tamponi in materiale sintetico inseriti nell’ano per evitare perdite involontarie. Richiedono una sostituzione frequente per prevenire infezioni e irritazioni locali e sono sconsigliati in presenza di emorroidi e ragadi anali.

  • Biofeedback

    Il biofeedback è una forma di ginnastica attiva eseguita in ambulatorio con apparecchiature dedicate che ha lo scopo di migliorare la sensibilità e tonicità del pavimento pelvico. Ha tuttavia benefici variabili e i dati clinici a oggi disponibili non permettono di valutarne adeguatamente l’efficacia.

  • Elettrostimolazione

    Il biofeeback può essere abbinato all’elettrostimolazione, una tecnica di ginnastica passiva che stimola i muscoli anali con impulsi elettrici. Come nel biofeedback, anche nell’elettroterapia i risultati sono variabili e non esistono dati adeguati a supporto della sua efficacia. Tuttavia, a differenza del biofeedback, l’elettroterapia è controindicata nei pazienti con pacemaker.

    Inoltre qualsiasi terapia per l’incontinenza fecale deve essere abbinata a un’accurata igiene intima per prevenire la comparsa di infezioni locali. Per questo è importante usare prodotti dedicati alla detersione della zona perianale sia dentro che fuori casa ed evitare che le feci restino a contatto con la cute a lungo. Presso il Centro Proctologico di Clinica Tarabini potrete trovare prodotti specifici per la corretta detersione della zona perianale. Per maggiori informazioni, clicca qui.

Incontinenza fecale: trattamenti chirurgici

Se la malattia non risponde alle terapie conservative, lo specialista potrebbe consigliare il trattamento chirurgico.

Il chirurgo sceglierà l’intervento più adatto in base ai sintomi, al tipo di incontinenza e allo stato di salute generale del paziente. Sono infatti disponibili numerose tecniche chirurgiche caratterizzate da diversi livelli di efficacia e invasività:

  • Sfinteroplastica

    La sfinteroplastica è usata per la riparazione di lacerazioni dei muscoli sfinteri. Si tratta di una tecnica complessa e molto invasiva, con un alto rischio di infezioni e frequenti recidive.
  • Graciloplastica

    La graciloplastica tradizionale permette di sostituire o supportare la muscolatura sfinterica tramite il posizionamento di tessuto muscolare prelevato dai muscoli della coscia (muscolo gracile) intorno all’ano. Si associa però a un’alta percentuale di complicanze, a volte anche molto serie, e a lunghi tempi di recupero. Tra le complicanze più frequenti si riscontrano defecazione ostruita e peggioramento della continenza nel lungo periodo, infezioni e dolore nelle zone trattate.
  • Riparazione post-anale

    La riparazione post-anale è usata per la riparazione dei problemi ai muscoli sfinteri non causati da lacerazioni, ma da debolezza del pavimento pelvico e degli sfinteri anali. Questo intervento è sempre meno usato per la limitata efficacia nel lungo termine.
  • Radio Frequenza Transanale

    La radiofrequenza transanale prevede l’uso di energia elettromagnetica a temperatura controllata per ripristinare il funzionamento degli sfinteri anali. Tuttavia non sono dimostrati i risultati a lungo termine e le evidenze cliniche sono ancora scarse. Le complicanze più frequenti sono sanguinamento, dolore anale e ulcerazioni.
  • Neuromodulazione sacrale (SNS)

    La neuromodulazione sacrale è un’opzione chirurgica inizialmente usata per la cura dell’incontinenza urinaria e successivamente estesa all’incontinenza fecale. Si basa sull’elettrostimolazione dei nervi sacrali e agisce sulla sensibilità rettale per migliorare la funzionalità degli sfinteri.Sono però descritte complicanze come infezioni, spostamento dell’elettrodo, necessità di frequenti reinterventi, allergie e dolore localizzato. Questa tecnica chirurgica si associa inoltre al disagio di sottoporsi a più interventi e di attivare e di disattivare manualmente il neurostimolatore.
  • Colostomia

    La colostomia è usata in caso di fallimento o impossibilità di esecuzione degli altri trattamenti chirurgici. È infatti un intervento demolitivo e invalidante in cui una parte dell’intestino crasso viene deviata all’esterno della parete addominale per permettere l’evacuazione delle feci. L’apertura che collega l’intestino alla parete addominale è chiamata stomia.

    L’intestino continuerà a svuotarsi attraverso la stomia su cui è collocata un’apposita sacca per la raccolta delle feci, che dovrà essere svuotata con regolarità. Il paziente dovrà inoltre osservare un’igiene scrupolosa della zona per prevenire infezioni e irritazioni legate al passaggio delle feci.

    La colostomia permanente è un intervento molto invasivo che richiede una lunga riabilitazione presso strutture specializzate. L’intervento chirurgico e il post-operatorio sono inoltre contraddistinti da un alto tasso di mortalità e da complicanze anche gravi, come peritonite e setticemia.

Chirurgia mini-invasiva: THD Sphinkeeper®

Grazie alla costante ricerca in campo medico e tecnologico, è oggi disponibile una procedura chirurgica mini-invasiva per il trattamento dell’incontinenza fecale: THD Sphinkeeper®.

THD Sphinkeeper® è una tecnica chirurgica all’avanguardia caratterizzata da elevata efficacia e bassi livelli di invasività. Attraverso l’utilizzo di protesi biocompatibili autoespandenti questa procedura consente di ripristinare la funzionalità degli sfinteri, migliorando la continenza.

L’intervento e i controlli post-operatori vengono eseguiti dai nostri specialisti proctologi con l’ausilio di apparecchiature diagnostiche e chirurgiche di ultima generazione.

Molti pazienti riferiscono un significativo miglioramento nella continenza già pochi giorni dopo l’intervento. Inoltre diversi studi confermano l’efficacia di questa procedura nel lungo termine e l’assenza di gravi complicanze operatorie o post-intervento.

Per maggiori informazioni, contattaci e prenota una visita proctologica con uno dei nostri specialisti.

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